HAMBURG – LUGLIO 2017 – UNA RIVOLTA D’ECCEZIONE?

HAMBURG – LUGLIO 2017 – UNA RIVOLTA D’ECCEZIONE?

Lo Stato, in qualsiasi luogo ed epoca, ha sempre esercitato il monopolio della violenza e modificato ripetutamente le leggi e il loro raggio di applicazione come meglio ha ritenuto opportuno e necessario. Il suo unico scopo è la propria affermazione in ogni angolo del territorio che occupa. Per lo Stato è totalmente indifferente se questa affermazione avviene attraverso la propria legittimazione da parte della popolazione attraverso la riproduzione costante dei rapporti sociali del sistema che difende (sia esso di carattere nazionalista, economico o religioso) oppure attraverso un uso massiccio della violenza e della coercizione fisica. Per lo Stato, in quanto organizzazione sociale autoritaria per definizione, si tratta di una questione puramente strategica.

Lo Stato democratico è stato progressivamente capace di integrare più omogeneamente i tre elementi sopraindicati diffondendo una visione distorta del suo funzionamento e garantendo una frammentazione sociale basata sul diverso trattamento riservato ai vari ruoli e settori ( maschio /femmina, cittadino/straniero, credente/non credente, lavoratore/precario, laureato/non laureato, eterosessuale/altre preferenze sessuali, sposato/non sposato, vaccinato/curato autonomamente ecc.) e una conseguente dinamica di ”esclusione- inclusione” nelle sue relazioni. Creando così un orientato, spesso silente, consenso diffuso tra gli inclusi e un indefinito desiderio di partecipazione tra gli esclusi. Non sarà così casuale se (quel che rimane da) le lotte operaie siano passate da condotte offensive e istanze di emancipazione a pratiche difensive e rivendicazioni del proprio status quo. Non è nemmeno il frutto di qualche fraintendimento individuale se migliaia di disperati credono di trovare riparo all’interno dei confini degli stessi Stati che producono la loro morte, fame e sofferenza invadendo, distruggendo e sfruttando i territori in cui sono nati.
Questa assoluta mancanza di una via di uscita dimostra molto bene il carattere totalitario dello Stato moderno.

Nato sostanzialmente per tutelare e incrementare il privilegio di una parte della società sull’altra (assimilando con la forza ed il ricatto anche le più piccole esperienze autonome ed autosufficienti di comunità diversamente organizzate), lo Stato trova il suo perfetto completamento con il neo-liberismo iper-tecnologico capitalista.

La totale meccanizzazione di una società basata esclusivamente sul mercato, la produzione, la distribuzione e il consumo di merci (incluse quelle umane, intellettuali, culturali, artistiche ecc.) da un lato cancella l’esigenza di ogni velleità etica volta a giustificarsi e dall’altro rende ineluttabile i suoi processi di funzionamento.

Le lettere cubitali e i numeri di identificazione sulle armature e sui caschi della Bundes Polizei (la cui richiesta di introduzione viene ogni tanto rispolverata da certi ”sinistri” di Stati ancora sprovvisti di cotanta emancipazione democratica, quando di fronte alle rivolte non riescono proprio a trovare nulla di interessante da dire) non eliminano certo il loro inquietante carattere robotico, vicino già a certi ibridi immaginati in tanti romanzi e film distopici. Qualcosa di estremamente spaventoso e ineluttabile, appunto, allo stesso tempo. Niente con cui sembra si possa interloquire.

Per fortuna eventi come la rivolta contro il G-20 di Amburgo comunicano comunque che esistono ancora componenti refrattarie, pure all’interno delle nuove generazioni, pure all’interno dell’Europa occidentale, che, almeno nelle loro coscienze e nei loro cuori, hanno maturato quella via di uscita che sembrerebbe non esserci più.

La loro determinazione e creatività ha dimostrato che è possibile prima resistere all’indottrinamento del Pensiero Unico e poi incrinare l’ineluttabilità della sua materializzazione.

Ovviamente lo Stato non cede il passo così facilmente, quindi intensifica preventivamente, contemporaneamente e successivamente l’espressione dei tre elementi cardine a sua disposizione: legittimazione ( propaganda mediatica, spettacolarizzata pulizia volontaria delle strade), riproduzione dei rapporti sociali vigenti (inviti alla delazione, 40 milioni di euro di risarcimento per i proprietari di auto e attività commerciali danneggiate o distrutte) e violenza fisica (pestaggi, prigione, altre forme di repressione per chi viene accusato di aver partecipato in qualsiasi modo alla rivolta).

Spetta a tutti/e quelli/e che ancora anelano ad una via di uscita, chiamiamola libertà, non relegare eventi come la rivolta di Amburgo ad un carattere di ”eccezionalità”. Proprio per questa necessità prioritaria e per tutto quanto detto sopra è da ritenere molto fuorviante la ripetuta evocazione di un presunto Stato d’eccezione sostenuta da parte di molte aree dell’antagonismo, anche radicale.

Come già detto prima, esiste solo lo Stato con tutte le sue espressioni capillari, non esiste alcun Stato di Eccezione.

E’ piuttosto normale che nei frangenti storici in cui gli Stati egemoni intensificano la loro aggressività fuori dai loro confini, abbiamo un maggiore bisogno di forme di controllo interne ai propri per prevenire e reprimere le inevitabili conseguenze indesiderate di tale aggressività.

Se volessimo una Polizia meno violenta e leggi meno restrittive dovremmo semplicemente essere meno poveri, irregolari e/o ribelli. Ma se lo siamo è proprio per via della società che questa Polizia e queste leggi difendono.

Quello che i 20 farabutti ratificavano all’interno della fiera di Amburgo è ciò che mettono in pratica gli altri 363 giorni dell’anno senza che per forza tutta la Polizia, la magistratura tedesca e i servizi segreti internazionali si radunino in un’unica città. La spezialpolizei (GSG9) che è intervenuta nelle strade dello Shanzenviertel, supportata da altre Squadre Speciali austriache ed olandesi, è la stessa che si addestra, viene finanziata ed interviene il resto dell’anno.

Evocare uno Stato di Eccezione porta soltanto a conferire al diritto quella neutralità sulla cui menzogna si basa la democrazia e a dare una visione ”buona” e ”cattiva”, ”tollerabile” e ” intollerabile” del Potere. Essendo la società il riflesso del Potere vigente tale visione dicotomica verrà di conseguenza attribuita in maniera complessiva. Così avremo i buoni e tollerabili rifugiati e i cattivi e intollerabili migranti economici fino ai buoni e tollerabili manifestanti e i cattivi e intollerabili rivoltosi. Riproducendo ancora una volta la frammentazione sociale basata sui diversi trattamenti di cui di diceva all’inizio, invece della contrapposizione di classe sfruttati e ribelli contro Stato e autorità che la rivolta mette a nudo.

Favorendo sempre più la continua ricerca del cattivo e dell’intollerabile per permettere allo Stato di dimostrarsi buono e tollerabile con gli altri che non rientrano in queste categorie.

Quindi, se non si trova lavoro è perché c’è sempre qualcuno più povero di noi che ingombra gli spazi fisici ed economici messi a disposizione esclusivamente dal Potere, rendendo il povero ”intollerabile” e il Potere manlevato delle sue responsabilità. Lo stesso, se la Polizia picchia e arresta è perché c’è sempre qualcuno che si ribella più del consentito, la responsabilità sarà di questi ultimi, non certo del fatto che la Polizia esiste esclusivamente per picchiare ed arrestare. E’ sufficiente rispolverare varie dichiarazioni di Agnoletto, Casarini and company ai processi per il G8 di Genova, fino alla dichiarazione politicamente delatoria di una militante del Movimento per la casa al processo per le rivolte del 15ottobre 2011 a Roma.

Ne avremmo dovuto avere abbastanza con Genova 2001, no? Cosa ha portato tutta la retorica legalitaria sulla sospensione dello Stato di diritto? A demonizzare la rivolta e quelli/e che sono ancora latitanti o in carcere (dopo 16 anni! ), a trasmettere insicurezza, a permettere alle forze dell’ordine di ristrutturarsi per perpetuare ancora i loro omicidi, pestaggi e torture con un po’ più di discrezione, ad inaugurare la raffica dei decreti sicurezza per legalizzare la brutalità poliziesca, a far rimbalzare su bocche indegne e su squallide carte di tribunali il nome di Carlo, un ragazzo come noi, insorto nelle strade di Genova come in quelle di Amburgo e per questo freddato dai Carabinieri.

Sarebbe anche il caso di abbandonare un certo risibile Eurocentrismo, soprattutto se vogliamo trovare complici e solidali tra i proletari delle periferie del Mondo. La Striscia di Gaza e tutti gli altri luoghi divenuti ormai baluardi internazionali della lotta e della resistenza sono forse Stati di Eccezione o Stati di Emergenza perché ogni tanto si beccano qualche cannonata o qualche raid militare? No, sono territori occupati da uno Stato sui quali esso vuole esercitare la propria egemonia, ma la popolazione che ci vive, per un motivo o per un altro, non è d’accordo.

Come ogni individuo soggetto alle rappresaglie repressive incluse quelle dei tribunali di Amburgo, è perché lo Stato e l’autorità non hanno mai cessato di esistere. Solo la loro fine ci restituirà completamente il senso di tutto questo e la libertà di tutte e di tutti. Per poterci avvicinare di più a tale capitolazione dobbiamo far sì che le giornate e le nottate di luglio ad Amburgo non restino un’eccezione!

RICCARDO LUPANOELLE
JVA BILLWERDER
DWEERLANDWEG 100
22113 HAMBURG
GERMANY