Il 20 ottobre, il prigioniero anarchico Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame contro il regime carcerario del 41 bis, lotta che intende portare avanti fino alla fine. I detenuti anarchici Ivan Alocco e Anna Beniamino hanno aderito allo sciopero, così come Juan Sorroche che l’ha interrotto dopo un mese.
Il 41bis è il regime di isolamento carcerario più duro d’Europa. Creato in principio per impedire ai membri (reali o presunti) della mafia di continuare le loro attività dal carcere, è stato presto esteso ai prigionieri rivoluzionari per impedire loro di interagire con il mondo esterno. Tre prigionieri delle Brigate Rosse-PCC, Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, vi sono sottoposti da 17 anni. Il valore della loro resistenza deve essere misurato comprendendo che sarebbe sufficiente un atto di resa politica per uscire da questo regime.
Solo comprendendo questi regimi di isolamento come mezzi di pressione, come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo dare un vero significato al suicidio della militante delle Brigate Rosse-PCC Diana Blefari nel 2009, dopo quattro anni di 41bis. Diana non poteva più sopportare il 41bis, ma rifiutava il tradimento. Anche questa scelta è stata una forma di resistenza e ha un precedente, quello di Luis Rodríguez Martínez, dei Gruppi di Resistenza Antifascista Primo Ottobre (GRAPO), che si è suicidato nel 1983 dopo tre anni di isolamento totale in carcere.
Solo comprendendo questi regimi di isolamento come mezzo di pressione, come tortura, per estorcere il pentimento, possiamo capire il carattere politico degli scioperi della fame fino alla morte attuati dai rivoluzionari.
Quando si rifiuta l’ipotesi della resa e della collaborazione, quando si rifiuta di essere sepolti vivi, lo sciopero della fame si presenta come l’unico mezzo di lotta. È in questi scioperi che Holger Meins della Fazione dell’Armata Rossa- RAF ha sacrificato la sua vita nel 1974; Kepa Crespo Galende del Partito Comunista di Spagna (ricostituito) nel 1981; Sigurd Debus in uno sciopero della fame della Fazione dell’Armata Rossa-RAF nel 1981; e José Manuel Sevillano Martín dei Gruppi di Resistenza Antifascista Primo Ottobre (GRAPO) nel 1990. Questo solo per citare l’Europa occidentale, perché in Turchia e in Kurdistan decine di prigionieri hanno dato la vita in lunghi scioperi contro l’installazione di carceri di isolamento sul modello italo-tedesco.
L’applicazione del 41bis ad Alfredo Cospito arriva dopo ben dieci di carcere in alta sicurezza, in seguito alla sua condanna per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo nucleare. Il trasferimento al 41bis era legato alla riqualificazione (dettata dalla Corte di Cassazione) di due bombe esplose di notte, senza fare danni a nessuno, davanti a una caserma dei Carabinieri, come “strage contro la sicurezza dello Stato” o ancora “strage politica”.
Il cinismo di questa riqualificazione (che lo espone a una condanna all’ergastolo ostativo) è tanto più violento se si considera che proprio nel cuore dello Stato italiano si trovano mandanti e organizzatori delle stragi che hanno insanguinato l’Italia, come quella alla stazione di Bologna, e che nessuno di questi mandanti e organizzatori è stato perseguito.
Questa condanna e l’isolamento in 41bis fanno parte di una vasta tendenza alla repressione in Europa. L’isolamento dei prigionieri rivoluzionari assume lo stesso carattere delle mutilazioni inflitte dalla polizia ai manifestanti antagonisti in Francia. Non sitratta più solo di reprimere, ma di dissuadere, terrorizzare, imporre rinunce e capitolazioni.
Il ricatto alla resa, alla collaborazione, è diventato la norma. In Italia, 16 militanti delle BR sono detenuti in “alta sicurezza” da 40 anni perché rifiutano di arrendersi. In Francia, Georges Abdallah affronta questo ricatto da 38 anni. La resistenza di questi/e prigionieri/e è grande, generosa. Pagano un prezzo estremamente alto per sostenere la possibilità e la necessità della rivoluzione. A qualsiasi tendenza politica appartengano, sono una parte preziosa del movimento di liberazione.
Non si tratta di solidarietà con la loro lotta.
Si tratta di capire che la loro lotta è la nostra lotta.
Da due mesi è in corso un’intensa mobilitazione a sostegno dello sciopero della fame, in Italia ma anche in altri Paesi. Sono soprattutto gli anarchici a portare il peso di questa lotta, ma in buona intesa e solidarietà con altre forze che hanno capito qual è la posta in gioco in questa battaglia: far arretrare il potere nella sua politica di terrorismo preventivo.
Mentre partecipa a diverse iniziative a sostegno di Alfredo Cospito, il Soccorso Rosso Internazionale chiama le sue sezioni e i gruppi amici a fare di sabato 17 dicembre una giornata internazionale di sostegno allo sciopero della fame di Alfredo Cospito, Ivan Alocco e Anna Beniamino.
Per un fronte di classe unito contro la repressione!
Chiusura delle sezioni 41bis per tutti/e!
Soccorso Rosso Internazionale
8 dicembre 2022